Il lago Arvo
Lago Arvo al tramonto
Sviluppatasi lungo l'asse viario della SS 108 bis che da San Giovanni in Fiore porta al bivio di “Bocca di Piazza” e da qui si raggiungono i paesi della pre-sila cosentina, nel corso degli anni una parte dell'abitato si è sviluppato presso il suggestivo lungolago, la strada di accesso che porta il villaggio ai piedi del lago Arvo.
Il lago ha da sempre rappresentato un punto di interesse per gli operatori economici della zona, e sul lago tuttora si ripongono speranze di rilancio turistico. Il lago, incastonato fra le due più alte vette dell'altipiano silano, ovvero Botte Donato da una parte e Montenero dall'altro, rende ancora più suggestivo ed incantevole il posto. Il lago inoltre è navigabile, e negli anni ha ospitato gare di canottaggio e windsurf, ed ultimamente nel periodo estivo può essere attraversato affittando dei pedalò o facendo un giro su un mezzo a motore.
Il villaggio dei tre comuni
Lorica fa parte di quella speciale categoria di frazioni urbane facenti parte di più comuni. Il nucleo urbano infatti, in parte ricade nel territorio di San Giovanni in Fiore, la parte più consistente dell'abitato, nonché il lungolago e le attività di servizio principali, in parte nel territorio di Pedace tra cui il distaccamento dei Carabinieri di Pedace, e la Pro Loco del villaggio. Per meglio affrontare la gestione e garantire i servizi primari, negli anni '60 i comuni di San Giovanni in Fiore e Pedace, decidono di costituire un consorzio per i servizi pubblici.
L' Arco normanno del 1200 realizzato nel periodo contemporaneo all'Abbazia Florense, l'Arco florense è oggi, insieme all'abbazia stessa il simbolo della città di San Giovanni in Fiore, nonché uno dei monumenti della cittadina.Venne realizzato agli inizi del XIII secolo, ed era la porta d'accessodell'originario impianto murario del complesso monastico florense, che oltre all'abbazia era formato da una serie di edifici attigui ad essa, quali le officine, le cucine, la f alegnameria e il ricovero degli attrezzi, oltre alcuni edifici utilizzati per il riposo e per il ricovero di chi giungeva al monastero.
Nascita dell’Abbazia Florense Dopo l'incendio del Protocenobio di “Iure Vetere”, i monaci florensi vennero aiutati subito da alcuni loro benefattori, tra i quali il conte Stefano di Crotone, che trova loro una prima sistemazione nelle sue proprietà presso Cerenzia. I monaci cominciarono subito a porsi il problema se restaurare il vecchio monastero e restare sul luogo scelto da Gioacchino o fondarne uno nuovo. La seconda scelta era quella di gran lunga privilegiata dai monaci e dall'abate Matteo, avallata dal fatto che Iure Vetere era una zona ove vivere era difficile, sferzata quasi tutto l'anno da un vento gelido e da un clima rigido, e dove durante gli inverni la temperatura scendeva costantemente sotto lo zero.Anche se a malincuore, si decise di cambiare il luogo sul quale erigere la nuova abbazia. Al nuovo progetto venne incontro l'imperatrice Costanza di Aragona, che dono' all'ordine gioachimita altri beni demaniali, per ripagare i monaci dei danni subiti con l'incendio, ed invoco’ l'aiuto di feudatari ed ecclesiastici affinché si potesse sopperire ai bisogni chiesti dagli stessi monaci. Le donazioni arrivarono da più parti ed i monaci poterono finalmente dedicarsi all'impiego per la costruzione della nuova chiesa.La prima scelta da attuare era quella del luogo sulla quale erigere il nuovo monastero. Papa Innocenzo III, conscio del clima della Sila e delle difficoltà di viverci, consigli ai monaci di discendere l'altopiano alla ricerca di aree più miti. I monaci comunque, non vollero abbandonare le foreste silane, decidendo così solo di discendere di qualche centinaio di metri dal luogo di Iure Vetere.